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La più celebre descrizione di una pestilenza nel mondo antico è quella che lo storico ateniese Tucidide dedicò alla peste di Atene nel secondo libro delle sue Storie. Il padre della moderna storiografia racconta, con metodo e rigore scientifico, gli eventi che sconvolsero sanitariamente la sua città fra il 430 e il 427 a.C., proprio mentre fuori dalle Lunghe Mura, quelle che cingevano Atene fino al porto del Pireo, imperversava la più feroce «guerra civile» che i Greci avessero mai combattuto fra loro, la Guerra del Peloponneso. Nel 429 a.C. il morbo strappava ad Atene la sua più fulgida guida, Pericle, colui che nel bene e nel male aveva più di ogni altro contribuito a plasmare la «democrazia» e a creare l'impero marittimo ateniese: un'egemonia che si estendeva su tutto il Mare Egeo e anche oltre. Avveniva così che all'epidemia seguisse una pestilenza morale, e gli uomini politici che avrebbero dovuto guidare Atene, in uno dei più bui momenti della sua storia, diventassero dei demagoghi pronti a colpire a morte la stessa «democrazia» che li aveva condotti al potere.